Chang crea opere su tela e carta di grandi dimensioni che mescolano mezzi orientali e occidentali come inchiostro e acrilico su carta di riso o tela abbinandoli. Utilizza pennelli cinesi di varie dimensioni che impongono al corpo e al gesto della pennellata di muoversi attorno al dipinto. Le sue opere scultoree sono anch’esse ricche di elementi calligrafici, dove il contorno della forma è l’imprinting della pennellata calligrafica. Vi è una profonda spiritualità nella tecnica espressionista caratteristica dalla sua opera, che si ispira alla concezione della tradizione dei letterati e allo zenismo, a cui si abbina la liberà di espressione nei colori e la dinamica delle pennellate. Le prime opere di Yahon Chang comportavano sempre la visualizzazione di monaci meditativi o figure sconosciute che emergevano dalla sua meditazione. I suoi ritratti evocano un particolare stato mentale che trascina lo spettatore nel suo sguardo e nella sua immobilità. Le composizioni figurative di Chang si richiamano sovversivamente alla configurazione dell’altare cinese, come se si trattasse di una commemorazione per gli esseri umani nel passato, nel presente e nel futuro. Vi è una certa qualità misteriosa nella pittura di Yahon che cementa uno stato di serenità all’interno dello spettatore, come se potesse vedere attraverso il dipinto un flusso del tempo che non è né passato né futuro, bensì uno stato di eterna esistenza. La sua pittura si ispira alla sua vita proponendo i suoi dinieghi, le sue lotte, la sua accettazione e il suo amore in questo mondo, esplorando lo spazio tra lo stato dell’essere e il subconscio che mette in discussione l’esistenza umana, la discriminazione sociale e la spiritualità.